Sport

 
 
 
 

Intendiamo lo sport come indagine e cura della necessaria relazione tra organismo e ambiente.

Abbiamo iniziato a occuparci di sport nel 2008, grazie alla barca a vela Nessie che un socio fondatore ha messo a disposizione dell’associazione. Con la cooperativa Alice nello Specchio - tra le prime a occuparsi di ippoterapia in Piemonte negli anni 80- abbiamo costruito progetti e percorsi cavallo/vela, nei quali siamo tutt’ora coinvolti. 

Nel 2010, presso il Circolo tennis del DLF di Corso Rosselli a Torino, abbiamo creato uno spazio di formazione e promozione sociale attraverso la pratica sportiva, con l'obiettivo di favorire la crescita personale, l’autonomia e l’integrazione delle persone con disagio psico-sociale in contesti aperti non istituzionalizzati.

Nel 2012 nasce la squadra di tennis dell’associazione, battezzata all’unanimità Columbus Egg Team, che include utenti/atleti, operatori professionisti della riabilitazione psico-sociale, un tecnico sportivo FIT, volontari, amanti del tennis e dello sport in generale.

Abbiamo partecipato a diversi tornei nel circuito Special Olympics Regionale (Pianezza, Vercelli), Interregionale (Monza, Mantova, Paderno Dugnano), Nazionale (La Spezia e Venezia), Internazionale (Cumiana); nel circuito FISDIR Nazionale (Novara, Caselle, Sandigliano, Saronno, Garlenda) e Internazionale (Ferrara con medaglia di bronzo nel doppio).

Flavio Lipari, tra i fondatori della nostra associazione e responsabile del Columbus Egg Team, racconta la pratica sportiva come luogo di vita caratterizzato da modalità diverse dai rapporti più istituzionalizzati, nel quale assolviamo funzioni diverse: la cura rivolta all’utente, la formazione rivolta ai volontari, l’informazione rivolta ai tecnici sportivi riguardo all’esperienza che si intende perseguire.

Menzioniamo infine il Basket e il Calcio, recentemente inclusi nelle possibilità progettuali grazie all’incontro con l’associazione Cuore Matto, considerando quanto possano essere di giovamento le attività sportive di gruppo.

L’inserimento graduale all’interno delle attività sportive, non connotate dal disagio e dalla malattia; la mancanza di richieste prestazionali finalizzate esclusivamente al risultato; la creazione di una rete di supporto fatta di pari e di professionisti; la ricerca di un continuo lavoro di rete con la famiglia, con i servizi invianti e con la scuola, hanno prodotto dei risultati. Pur rimanendo alcune difficoltà relazionali e fragilità psicopatologiche, alcuni nostri atleti hanno ripreso il percorso di studi, hanno costruito/ricostruito la fondamentale rete sociale di pari e hanno evitato interventi farmacologici massicci.